Fibra di Bambù

Oro verde in pura cellulosa

Di Giulia Giardina

Negli ultimi anni l’attenzione per le fibre naturali nell’industria tessile è cresciuta esponenzialmente. Consumatori e produttori sono sempre più interessati a trovare materie prime che rispettino l’ambiente in ogni fase del processo produttivo. Grazie alle sue innumerevoli qualità, la fibra di bambù si è guadagnata l’ingresso nel mondo della moda.

 

 

Per la produzione tessile viene utilizzata la specie di Phyllostachys heterocycla pubescens, comunemente detto Moso. Il bambù ha una crescita molto rapida, tanto che dopo circa 4 anni è già pronto per la raccolta, e si sviluppa in altezza, richiedendo meno terreno coltivabile rispetto a piante come il cotone. La sua resistenza gli consente di sopravvivere alle temperature più diverse, senza bisogno dell’intervento di pesticidi chimici e aggressivi che danneggerebbero l’ambiente. Le piantagioni di bambù costituiscono un’importantissima risorsa per il nostro pianeta grazie all’ampia produzione di ossigeno e al rapido assorbimento di anidride carbonica; si stima che un ettaro di foresta di bambù ne arrivi a catturare fino a 17 tonnellate all’anno.

La fibra di Moso ha una morbidezza straordinaria, per nulla irritante e dunque indicata per le pelli sensibili. La sua naturale flessibilità non richiede miscele con fibre elastiche e rispetto alla seta e al cashmere offre un prezzo decisamente più abbordabile. L’agente “Bamboo Kun” presente nella fibra blocca la proliferazione di batteri e aiuta a trattenere i cattivi odori pur rispettando la pelle. I capi in bambù sono interamente biodegradabili e si possono decomporre nel suolo senza rilasciare sostanze inquinanti.

Un passaggio fondamentale nella filiera produttiva riguarda le modalità di trattamento della fibra per realizzare i tessuti. Molto spesso infatti le nobili proprietà del bambù vengono contaminate da sostanze tossiche e nocive per il pianeta e per la salute dei lavoratori. È necessario che i capi vengano realizzati senza additivi chimici, ma piuttosto ricorrendo ad un procedimento meccanico. Si tratta di una soluzione più costosa, poiché sfrutta gli enzimi naturalmente contenuti nel bambù per la frantumazione delle sue parti legnose, ma rispetta il prodotto nell’interesse di tutti. Inoltre, per garantire sani processi di finitura al consumatore, sarebbe opportuna un’eco-certificazione internazionale, ad esempio secondo gli standard affidabili di OEKOTEX® (https://www.centrocot.it/oeko-tex/standard-100-by-oeko-tex/).

Oggi più che mai c’è bisogno di alternative ecosostenibili che garantiscano il rispetto delle materie prime e che tutelino il nostro pianeta e la nostra pelle.

E voi conoscevate tutte le proprietà del bambù? Quali altre fibre tessili vi piacerebbe scoprire?

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