Cibo e costituzione: il diritto al cibo adeguato

Il diritto al Cibo Adeguato

Di Elena Alquati

Sono tanti anni che mi dedico alla divulgazione di una sana e corretta alimentazione , e l’esperienza accumulata ha avuto numerose diramazioni, ma quello che stavo cercando di fare, in realtà, era individuare un contesto che permettesse un cambiamento e una consapevolezza di massa. Giungendo nelle mense scolastiche, ho avuto la netta sensazione che, per un cambio della portate a cui miravo, la politica era un contesto inevitabile.  E così, strada facendo, sono arrivata in questo contesto, dove ho fatto da consulente politico in diversi ambiti.

 

In questa veste, l’ampliamento della visuale in relazione al cibo è stata enorme. Un giorno, a nome e per conto del mio referente politico, mi sono recata ad una conferenza che parlava di “Diritto e politica Alimentare”  inciampando così su un bellissimo libro scritto dall’Avv. Benito Perrone: “Il cibo – respiro dell’anima, energia per la vita, nutrimento della pace”. Leggere questo libro è stato illuminante. 

Senza essere un avvocato, dai punti rilevati in questo libro, emerge in modo evidente, uno stretto legame tra il diritto a una “adeguata” alimentazione e la costituzione.  Proviamo a vedere insieme i punti essenziali.

Nonostante il “diritto all’alimentazione” non abbia un esplicito riferimento nella Costituzione italiana, non ne implica l’irrilevanza. I fondatori della Costituzione collocarono, in apertura, il riconoscimento della dignità umana, mettendo all’Art. 1 il diritto al lavoro e all’art. 3 l’uguaglianza sostanziale di tutti i cittadini. 

Pur non essendoci un chiaro riferimento a specifiche disposizioni costituzionali che riconoscono il diritto all’alimentazione: “da una lettura sistematica emerge una chiara copertura costituzionale del diritto al “cibo adeguato”: esso non si configura come diritto fondamentale tra gli altri, ma come situazione giuridica compresa tra “principi fondamentali già consolidati, facendo corpo con essi e imponendone una reinterpretazione in logica di indivisibilità”. 

Nel nostro ordinamento, il diritto all’alimentazione è tacito, e implica che: “ogniqualvolta la malnutrizione (sia in eccesso o mancanza di nutrizione) è tale da degradare l’essere umano, si ha una violazione della dignità umana che deve essere tutelata. 

L’Ordinamento dovrebbe quindi reagire quando: 

  1. Il livello di accesso al cibo di ogni persona non sia tale da garantirgli una pari dignità sociale nelle sue relazioni intersoggettive;

  2. La retribuzione dei lavoratori (artt. 36-37 Cost.) o le misure di assistenza e previdenza previste (art. 38 Cost. 

    non siano sufficienti ad assicurare una dieta nutriente e sana per garantire il diritto di sopravvivenza;

  3. Ancora quando la libertà di iniziativa economica possa ledere il diritto di accedere al cibo

    adeguato (art. 41 Cost);

  4. E infine quando venga violata la tutela sanitaria del diritto al cibo, intesa come profilassi alimentare e igiene degli alimenti (art. 32 Cost:.)

Detto questo, e alla luce di quanto successo con la pandemia ancora irrisolta, è ormai diventato imperativo intraprendere una governance che si predisponga ad un cambiamento che prenda in considerazione stile di vita e alimentazione adatta all’uomo e nella salvaguardia dell’ambiente argomento totalmente ignorato da tutto il governo Italiano, compreso le istituzioni regionali. 

Benché sia sempre stato un argomento che ha fatto ridere e sorridere, e creduto di secondaria importanza, soprattutto in questo frangente, l’alimentazione avrebbe fatto una notevole differenza nella vita delle persone, riducendo il rischio di contagio, migliorando la prognosi e riducendo la mortalità.

Ora, premesso che esiste un Piano Nazionale per la prevenzione nel quale si cita di:

  • Ridurre il carico di malattia: “… Ciò è particolarmente proprio dell’obiettivo sulla riduzione della mortalità prematura da malattie croniche non trasmissibili”.
  • Investire sul benessere dei giovani: “… promuovere una crescita responsabile e consapevole attraverso l’adozione di stili di vita sani …”
  • Considerare l’individuo e le popolazioni in rapporto al proprio ambiente: “si tratta di promuovere un rapporto salubre fra salute e ambiente contribuendo alla riduzione delle malattie (in particolare le malattie croniche non trasmissibili).” che le più recenti e autorevoli ricerche scientifiche hanno dimostrato che lo stile di vita alimentare attuale della popolazione favoriscono l’obesità e lo sviluppo di patologie croniche non trasmissibili mentre una corretta alimentazione e stile di vita:
  • riduce il rischio di ammalarsi (e quindi di contagio); 

  • riduce i processi infiammatori; 

  • migliora la prognosi. 

 

Se consideriamo inoltre che

  • Nel 2010 (ultimo dato di mortalità disponibile) si sono verificati, complessivamente 220.539

     decessi per malattie del sistema circolatorio;

  • Il diabete è destinato a diventare la causa maggiore di disabilità e di mortalità nei prossimi venti anni. Attualmente, in Italia, vivono almeno 3 milioni di persone con il diabete, cui si aggiunge una ulteriore quota che non ne è a conoscenza (si presuppone circa un milione di persone).

  • Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 250.000 nuovi casi di tumori (350.000 nel 2019) e l’incidenza è in costante incremento. I dati dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) indicano per il 2016 (ultimo anno disponibile) 179.502 decessi attribuibili a tumore.  I tumori sono la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi), dopo le malattie cardio-circolatorie (37%). Si può affermare che, mediamente, ogni giorno oltre 485 persone muoiono in Italia a causa di un tumore.

  • secondo il Report on the Status of Health in the European Union rappresentano la terza causa di morte. In particolare, 

    la BPCO provoca ogni anno tra i 200.000 e i 300.000 decessi, risultando la principale causa di morte associata a malattie respiratorie.

  • che nel PNP, nei fattori di rischio determinanti (ma modificabili), sono citati la globalizzazione, l’urbanizzazione, i fattori comportamentali come il fumo, una scorretta alimentazione, insufficiente attività fisica che determinano alterazioni metaboliche e biologiche tali da provocare una o più malattie croniche non trasmissibili.
  • Nel punto legato alla globalizzazione si cita come causa, la diffusione di ciò che è chiamata  “transizione nutrizionale”, ovvero il passaggio verso regimi alimentari ad alto contenuto energetico, fenomeno che viene favorito dal parallelo aumento, di produzione, promozione e vendita di cibi pronti e di alimenti ricchi di grassi, sale e zucchero e dalla significativa riduzione, dei livelli di attività fisica nella popolazione.

  • che nelle nuove linee guida ministeriali, uscite a dicembre 2019, è stato evidenziato il rapporto tra nutrizione, corretta alimentazione e salute segnalando che, in Europa, l’obesità è triplicata negli ultimi vent’anni, raggiungendo proporzioni epidemiche.
  • che L’Italia si pone al secondo posto nel tasso di obesità tra i bambini di 7-8 anni, mentre tra gli adulti, gli italiani

     in sovrappeso e obesi la percentuale è  arrivata al 60% (linee guida ministeriali 2020) . 

 

Perché non si è fatto e non si fa nulla in questa direzione?

Per una visione futura è importante avviare piano di azione massiccio e strutturato per fare prevenzione primaria seria e decisiva,  volta all’informazione e sensibilizzazione di un sistema alimentare (produzione compresa) e ad uno stile di vita che non comprometta la salute del cittadino, e che non acceleri l’erosione naturale della biodiversità. 

  1. E’ importante che, la  governante politica prenda in considerazione decisioni  atte a restituire la salute del cittadino e del pianeta siano libere da conflitti di interesse. A questo proposito nessun membro del governo deve fare riferimento alla salvaguardia di  marchi o promuovere abitudini alimentari insalubri con l’unico scopo di salvaguardare l’industria. Il compito dei governanti è 

    di attuare politiche rivolte al benessere e alla salute della popolazione e alla salvaguardia dell’ambiente per le generazioni attuali e future e non ai profitti delle aziende;

  1. In questo piano di governance si deve prendere in considerazione il sistema agricolo e di allevamento, in quanto sono i maggiori elementi di inquinamento ambientale e umano; troppo poco si sta facendo;

  2. E’ importante aprire dei tavoli tra aziende, governo e associazioni di categoria, affinché si possa attuare una politica di cambiamento della produzione volta all’uso di ingredienti naturali, senza aggiunta di nulla che possa essere dannoso per l’essere umano e per l’ambiente. 

Questo è quanto!

Elena Alquati food consultant

Esperta di alimentazione per la prevenzione, Dieta Mediterranea e alimentazione interculturale con specializzazione della Dietetica Cinese e Dietoterapia Cinese. Responsabile coordinamento comitato scientifico e contenuto corsi Prevenzione a Tavola srl.