Per gli occidentali, il termine « hara kiri » evoca l’immagine di una morte data a se stessi in maniera stoica e dolorosa. Per i Giapponesi, questo tipo di suicidio dimostra le più alte virtù di coraggio, onore e disciplina. Il nome tradizionale dell’« hara kiri » è « seppuku », e l’autore, dallo studio diretto di antichi documenti, ha ricavato interessanti notizie circa questo singolare uso, nonché sui complicati rituali che circondano la cerimonia.
L’intento principale di questo libro è quello di approfondire l’atmosfera storico-sociale dell’hara kiri, it quale, sviluppatosi durante il periodo feudale, venne istituzionalizzato come parte integrante della disciplina dei samurai, la classe dei guerrieri. Pur essendo un suicidio volontario, il seppuku veniva spesso offerto come forma di riparazione onorevole, anche se necessaria, a delitti che avrebbero meritato la pena di morte,e col tempo dette la sua impronta anche al Bushido.
Ancora oggi, per cancellare l’onta del disonore che potrebbe abbattersi sull’intera famiglia, per espiare una colpa o per far fronte ad un rovescio di fortuna, alcuni giapponesi di grande coraggio non esitano a ricorrere al seppuku, squarciandosi il ventre con una lama così come facevano i loro nobili antenati.
Jack Seward